La metafora di Ulisse
Ulisse si trova per mare, deve tornare alla sua Itaca, ma la vendetta Divina si è abbattuta su di lui. E' condannato quindi a vagare per i mari e a vivere tutta una serie di peripezie che metteranno in gioco la vita sua e del suo equipaggio.
In una delle sue avventure Ulisse dovrà incontrare le Sirene.
La sirena è un essere meraviglioso: una donna bellissima che vive nei mari e che canta con voce melodiosa dagli scogli sui quali sono appostate. I marinai sono ammaliati dalle voci delle sirene e queste con il loro canto li spingono ad abbandonare la nave. Gli uomini quindi seguiranno la voce della sirena e saranno inghiottiti dai flutti del mare o si schianteranno
Herbert James Draper, "Ulysses and the Syrens" (1909)
sugli scogli. Le sirene quindi scarnificheranno i malcapitati ed esporranno le loro ossa come macabro trofeo sugli scogli.
Era però risaputo che il canto delle sirene, sebbene fosse fatale e nessuno avesse mai resistito, fosse veicolo di una conoscenza che trascendeva l'umano. Ulisse era incuriosito dalla conoscenza che poteva attingere da questo canto, decide quindi di volerlo ascoltare; opera però una strategia.. comanda ai suoi uomini di legarlo all'albero maestro e di non slegarlo neanche se lui li avesse supplicati. L'eroe greco fornì dei tappi di cera da inserire nelle orecchie dei suoi marinai e ordinò di remare vicino agli scogli delle sirene.
Ulisse udì il canto delle sirene, ne rimase affascinato, supplicò e ordinò ai suoi uomini di liberarlo, ma questi non ascoltarono le sue parole e proseguirono il viaggio.
Ulisse e le Sirene è una buona parabola per spiegare il ruolo della curiosità nell'essere umano e in terapia. E' quell'emozione che ti fa esplorare un po' oltre un certo limite, spinge verso un qualcosa di sconosciuto e aiuta la persona ad accrescere la conoscenza. Chiaramente lo studio dello psicologo è un luogo più sicuro di una nave tra i flutti e la conoscenza alla quale attingere non è quella ultraterrena del canto delle sirene. Con uno psicologo possiamo attingere a una conoscenza "in pillole", una conoscenza che possa, un passo alla volta, arrivare a smuovere tutta una serie di emozioni difficili da gestire nella vita quotidiana, che possono essere invece maggiormente vissute e alle quale donare un significato un po' più complesso.
In terapia la curiosità è sfruttata per andare un piccolo passo oltre le difese che frapponiamo fra noi e i nostri problemi, il riverbero emotivo che viviamo nel far ciò è uno degli elementi sui quali si lavora per riuscire a "oscillare" meglio sulle proprie emozioni e, eventualmente, mandare in remissione i sintomi. La curiosità quindi si può sfruttare anche come strumento per una sufficiente conoscenza (in più) di sé stesso quel tanto che basta per star meglio.