di Paolo Mirri
Il modello Postrazionalista appartiene alla corrente Cognitivista Italiana degli anni 90. Forse non sbaglio definendolo una "Psicologia all'Italiana" o meglio: una Psicologia Latina, è tuttora abbastanza diffuso anche in Argentina. Parto a definire cos'è un modello in una scienza, in questo caso la psicologia.
Uno scienziato come lo Psicologo deve avere una prospettiva valida delle cose, non le può inventare dato che ha a che fare con la salute delle persone. Il modello è quella parte di teoria scientifica che serve a interpretare il mondo del paziente. A dare una spiegazione a cosa accade. Questo tipo di modello scientifico è particolarmente centrato sul creare un'organizzazione della persona, ovvero studia quali sono le azioni che mettiamo in gioco per essere coerenti con noi stessi. Per azioni intendo... tutto! tutto ciò che facciamo all'esterno e all'interno. I comportamenti, cosa decidiamo di pensare, le relazioni che intratteniamo, e come le gestiamo.
Cosa vuol dire "Cognitivista"?
La scienza che studia la coscienza, quindi come la persona acquisisce informazioni su sé stesso e sul mondo e di come costruisce i propri significati profondi. Ha radici profondamente Novecentesche e si è sviluppata in molte correnti di importanza mondiale. Ci sono varie correnti Cognitiviste, le maggiori sono la Razionalista e la Post-Razionalista. La prima prende in esame il pensiero della persona e teorizza che la nostra identità sia praticamente una costellazione di idee e convinzioni automatiche su noi stessi e sul mondo e che questo influenza moltissimo il nostro modo di provare emozioni e quindi le nostre azioni. Secondo il Razionalismo le sofferenze psicopatologiche siano determinate da visioni del mondo e di sé stesso distorte, che quindi vanno corrette in psicoterapia. Questi processi mentali, una volta corretti, hanno una ripercussione sulle emozioni del paziente, che si acquietano e vengono percepite come maggiormente gestibili. In sostanza quindi il Razionalismo opera interventi sul pensiero per modulare le emozioni (quindi i sintomi psicologici).
Nel Post - Razionalismo si opera in modo francamente diverso. Forse posso dire che la prospettiva è ribaltata rispetto al Razionalismo: la persona ha delle idee, idee automatiche, temi prevalenti (anche dolorosi) dei significati personali che guidano la sua vita, ma non possono essere sbagliati: una visione del mondo o di sé stesso non può essere sbagliata. E' una prospettiva personale, e come tale non è da correggere. La visione personalissima del mondo del paziente però gli causa problemi, allora un Post-Razionalista la ascolta, la riflette al mittente e insieme la articolano meglio, la rendono più complessa e più flessibile, in modo che la persona abbia maggiori capacità di adattamento sulla propria vita.
Il Post-Razionalista per operare in questo senso non passa dal pensiero, non primariamente diciamo, utilizza come veicolo principale la perturbazione emotiva. Nel modello Post-Razionalista infatti crediamo che le emozioni precedano pensieri e comportamenti, quindi agendo su esse si ha un effetto di modulazione diretta, anche di eventuali sintomi. Il pensiero non è da modificare.
Cosa vuol dire invece "Costruttivista"?
Il Costruttivismo è una corrente di pensiero che sostiene una visione soggettiva della realtà da parte della persona. Cosa vuol dire? Noi secondo un Costruttivista non percepiamo la realtà per come è... ma per ciò che desideriamo o vogliamo vedere, perciò per come siamo fatti. La nostra percezione delle cose, è influenzata dalla nostra personalità, infatti spesso abbiamo una lettura radicalmente diversa di determinati fatti. E questo perché? Abbiamo idee prevalenti diverse e proviamo cose diverse rispetto a determinati fatti, e magari ci concentriamo più su alcuni aspetti piuttosto che su altri.
Questo aspetto può risultare problematico in seduta dallo psicologo? Anche lo psicologo è una persona e quindi pure lui ha una sua personalità e un modo non-neutrale di vedere le cose. Inoltre se queste sono le basi, lo psicologo non può nemmeno sapere cosa pensa o prova il paziente. Infatti noi si dice che le persone sono "sistemi chiusi".. agiscono secondo la loro coerenza e mettono in gioco azioni per convincersi del loro mondo.
Perciò è impossibile per lo psicologo sapere cosa pensa, cosa prova realmente il paziente... a meno che non sia proprio il paziente ad essere l'esperto! Se psicologo e paziente si alleano e lo psicologo diventa l'esperto tecnico, con la collaborazione del paziente esperto, può offrirgli degli spunti per esplorarsi meglio.
Può agire sui sintomi e sul malessere?
Si. E spesso si parte proprio con un lavoro sui sintomi (qualora vi fossero). I sintomi saranno spesso sfruttati come spunti di riflessione per l'individuo, ovviamente nella comprensione e nel più completo rispetto del disagio e della sofferenza che questi possono causare. Nelle correnti Cognitivo - Comportamentali lo studio, la comprensione della sofferenza, quasi come se psicologo e paziente fossero due scienziati al lavoro, è una condizione imprescindibile per la riuscita del lavoro. Molto spesso il lavoro verrà portato a casa del paziente, il quale studierà i suoi sintomi, le sue reazioni, i suoi stessi comportamenti, e tutto ciò sarà poi oggetto di studio, riflessione e rilettura in seduta.
Il lavoro sul sintomo sarà quindi arrivare a studiarlo, a saperlo leggere meglio, a prevedere le situazioni nelle quali scaturisce, a vivere meglio le proprie oscillazioni emotive e le relazioni.