IL SOGNO: UNA PORTA PER L'INCONSCIO?

Cos'è il sogno? questo tipo di domanda affonda le sue radici nella notte dei tempi della specie umana. Tante culture se lo sono chiesto e hanno creato le più svariate risposte.

Spesso al sogno veniva data una connotazione esterna al sognatore ovvero poteva essere visto come un messaggio o un monito che veniva inviato al sognatore da un'entità superiore o addirittura da una Divinità. Talora questo tipo di messaggi erano visti come visioni dal valore premonitore (un'anticipazione del futuro, insomma). 

Nasce, quindi, in vari contesti culturali e in varie epoche l'usanza e talora la figura "professionale" dell'interpretazione del sogno, ovvero il cercare di evincere un significato da quanto la persona ha vissuto durante la notte. 

Non è quindi un caso che tutt'oggi molti di noi conservino la credenza che taluni sogni possano rappresentare delle informazioni sul futuro (i così detti sogni premonitori).

 

"Sogno causato dal volo di un'ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio" - Salvador Dalì (1944)


In altri contesti culturali - ahimè! - anche moderni, il sogno viene ridotto ad una mera reazione biochimica del cervello al sopraggiungere del sonno. Vero che talora il cervello si spegne ad aree e possiamo sperimentare durante la semi-veglia dei fenomeni pseudo-allucinatori come le allucinazioni ipnagogiche e ipnopompiche. 

Un pioniere della scienza nello studio dei sogni è stato sicuramente Sigmund Freud. Lo psicanalista sosteneva che il sogno fosse un teatro notturno di quanto accadeva durante il giorno, tale teatro possedeva temi e simboli impregnati di desideri non coscienti appartenenti all'Es. Quando inaccettabili per il senso morale l'Io della persona erge delle difese per mitigarne l'impatto emotivo, spostarlo o trasformarli in qualcosa di più accettabile.

n.d.a. l'Es per gli psicanalisti è il calderone pulsionale che conserva i più nascosti e inconsci istinti maturati dalla nostra nascita in poi.

Freud inoltre sosteneva una cosa che tutt'oggi, nel mondo scientifico, è considerata molto vera: il sogno spesso racchiude simboli derivati da imput esterni recepiti nel mentre che stiamo dormendo. Ad esempio la puntura di un insetto che si trasforma nella stoccata di una baionetta.

La concezione del sogno come teatro non è così distante dalla moderna visione Cognitivista del sognare. Per noi Cognitivisti il sogno è una palestra per le emozioni. Una palestra che mette in teatro una trama di significati personali scelti dall'individuo per sperimentare ciò che è più complesso da elaborare emotivamente durante la veglia. In poche parole la persona si fa un film totalmente personale per potersi un po' mettere alla prova su delle cose che ritiene di dover maneggiare un po' meglio.

Per un Cognitivista ci sono vari livelli del sogno, e sicuramente il primo è quello che ci ricordiamo molto meno, ovvero il momento nel quale stiamo sognando. Lì chiaramente siamo meno soggetti agli stimoli esterni, a diretto contatto col nostro mondo emotivo, la logica razionale quindi passa in secondo piano e viviamo la distorsione, le contraddizioni, il caos (da un certo punto di vista) di un piano che non è quello della veglia.

Chiaramente quando ci svegliamo dobbiamo mettere un po' d'ordine e quindi subentra automaticamente un secondo livello di spiegazione: arrangiamo un po' le stranezze che abbiamo vissuto nel sogno e ce le facciamo tornare nella dimensione che viviamo con gli occhi aperti. Facciamo un primo remake del sogno, insomma, un remake che si possa capire un po' meglio e che ci torni per come siamo fatti.

Spesso però questo non basta: siamo mammiferi che condividono le cose con gli altri e quindi anche le loro emozioni. Subentra quindi un terzo livello, quello della condivisione. Prendiamo quindi il remake del nostro sogno e lo tariamo, lo plasmiamo sull'ascoltatore, spesso tenendo conto di chi è e di quale effetto vogliamo suscitare in lui. Quindi facciamo un secondo remake ad-personam sul nostro ascoltatore... e proviamo ad irretirlo col nostro film. 

Il sogno, come film mentale, comunica molto spesso come metafora, e questo perché la metafora è una figura linguistica e psichica con la quale si può trasformare in immagini o storie concrete delle questioni che sono molto complesse e astratte quali scelte di vita, temi morali e naturalmente sentimenti ed emozioni.

Sui contenuti non possiamo non citare le trame horror. In realtà spesso i nostri sogni contengono elementi problematici, ma gli incubi sono tutt'altra cosa, e talora hanno anche una coazione a ripetersi, possono essere ricorrenti. In realtà nel cognitivismo l'incubo è un sogno a tutti gli effetti, solo che colorato con spunti inquietanti, catastrofici, terrorizzanti.. l'emozione è quindi difficile da modulare.

Per tornare un attimo in tema cultura è interessante la concezione medievale, riportata nel Malleus Maleficarum (1487) che viene data all'Incubus (dal quale i nostri incubi prendono il nome) e al Succubus. Entrambi sono dei demoni che perseguitano il dormiente, giacciono con lui e lo schiacciano donandogli l'angoscia. Anche qui notiamo il tema soprannaturale che è utilizzato per spiegare il nostro teatro notturno.

Infine una piccola riflessione totalmente personale sul tema animali: gli animali sognano? 

Se il mio cane ha la fobia del tecnico del condizionatore e appena chiude gli occhi guaisce e si agita come se scappasse.. sta sognando il tecnico? Chiaramente è impossibile avere una risposta ma se concepiamo il sogno come una palestra che ci serve per elaborare gli eventi, è probabile che l'animale abbia una simile necessità di saper gestire le proprie emozioni. Probabilmente non se lo rappresenta come un film, magari non crea chissà quali simboli o metafore come facciamo noi, e sicuramente non lo va a raccontare.. forse però il tecnico se lo sogna davvero, e forse in futuro ne avrà anche meno paura, senza dover ricorrere a un mostro per poterselo spiegare in altro modo.

                 "L'incubo" - Johann Heinrich Fussli (1781)

Orario

Lun - Sab: 9:00-20:00

 

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